“Il mio lavoro qui è finito”. “Ma non hai fatto niente…”

Il 30 per cento dei libri pubblicati non vende una copia, o al massimo ne vende una. Tra tutti i libri usciti nel 2022 nemmeno 35mila hanno raggiunto le 10 copie vendute. A dare i numeri, preoccupanti, sul mercato dei libri che vede da una parte crescere esponenzialmente chi scrive e dall’altra scendere chi legge, sono le librerie indipendenti, riunite da Cat (Centro assistenza Tecnica) Confesercenti Emilia-Romagna sulla base di uno studio di Nomisma. Che, dati Istat alla mano, ci offre un quadro a livello nazionale tutt’altro che rassicurante.

La Repubblica

Pariamo da un numero importante: in Italia soltanto l’anno scorso sono stati pubblicati 82.179 titoli. Questo significa che 24.654 titoli non hanno venduto una sola copia.
Va un po’ meglio a quei titoli che sono riusciti a raggiungere 10 copie, ma sono pochissimi. Più del 40% dei titoli pubblicati in Italia dunque non ha nessun mercato, nemmeno quello degli amici o dei parenti.

Una domanda che faccio sempre alle autrici o autori che mi contattano per affidarmi un loro dattiloscritto è “una volta terminato il mio lavoro, pubblicherai con una casa editrice o utilizzerai un servizio di selfpublishing? E dopo aver pubblicato, quali saranno i tuoi prossimi passi?”. Spesso le risposte sono vaghe. Ancora più spesso invece le risposte sono un grande spazio vuoto.

Il lavoro di un’autrice o un autore non termina con la pubblicazione

La scrittura di un libro, l’editing, la resa grafica, la pubblicazione, sono solo i primi capitoli; ma la sua storia è solo all’inizio.

Prima di apprestarsi alla scrittura di un libro è necessario avere un’idea; si inizia con l’ideazione di una scaletta, di uno scheletro che andrà poi a definire tutta la storia, per non perdersi in un’opera sconnessa, senza linearità, e, per forza di cose, illeggibile. Un libro è un oggetto magico che racchiude personaggi, il loro mondo, i loro pensieri e le loro azioni che vivono attraverso le parole della loro autrice o del loro autore. Il libro è un oggetto magico, ma la storia non compare magicamente sullo schermo, c’è bisogno di lavoro, cura e preparazione. Quando termina una storia? Ovviamente la storia termina quando la sua creatrice o creatore non scrive più. È lapalissiano. Ma perché questo non dovrebbe valere anche per l’oggetto libro?

Se pensi che la pubblicazione di un libro sia la fine del tuo lavoro, allora hai appena scritto fine alla sua vita

Recentemente una mia cara amica ha finito di scrivere un libro ed è venuta a trovarmi con tante domande e chiedendomi consigli sulle case editrici a cui avrebbe potuto rivolgersi e come per essere certa della sua pubblicazione. Quello di cui abbiamo parlato è stato tutt’altro. Se hai scritto un libro, non significa che tu lo conosca davvero. E infatti passammo un pomeriggio a parlare del libro, delle sue caratteristiche, ne definimmo il genere, il sotto-genere. Parlammo dei personaggi come se fossero stati reali, delle loro storie e sotto-storie. Parlammo del perché avesse voluto scrivere un libro, del suo potenziale pubblico, di chi avrebbe potuto coinvolgere maggiormente e come. E così finimmo per parlare di lei, della mia amica, della sua storia legata inevitabilmente alla storia del libro, del libro come oggetto e del libro come scrigno di un mondo da voler scoprire. Le feci scrivere tutto, tenendo traccia anche delle più piccole sfumature emerse. E così le dissi: “Bene, ora hai del materiale su cui lavorare. Dai una voce a questo libro e poi forse potremmo parlare di pubblicazione”.

Sì, sono un grafico, ma questo non significa che mi faccia piacere quando, a distanza di mesi, alcuni miei clienti mi contattino con altri dattiloscritti da impaginare e vengo a sapere che il libro precedente ha venduto pochissime copie e, purtroppo, in alcuni casi zero. “E ne hai scritto un altro?” chiedo io. “Beh, sono una scrittrice, il mio lavoro è scrivere, poi una volta pubblicato sarà il lettore a giudicare se vuoi leggerlo oppure no”, risponde lei. “Ma non sarebbe meglio spendere tempo e soldi, non so, magari nella sponsorizzazione del libro che hai già pubblicato piuttosto che in un nuovo lavoro?”, chiedo io. “No”, risponde lei. “Ripensaci”, concludo io. L’autrice non mi scrisse più. Pubblica ancora. Ma sarei curioso di sapere quanti libri ha venduto.

Il lavoro di un’autrice o un autore non termina con la pubblicazione. Poi in un’altra sede possiamo discutere sulla definizione di autore.

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