
Stiamo tornando alla normalità (?). Eh sì, perché se l’emergenza Covid-19, con le sue restrizioni e limitazioni ci ha insegnato qualcosa, è che non si può vivere senza intrattenimento. Ma ora?
Da un punto di vista prettamente lavorativo, non posso lamentarmi. Se le collaborazioni in corso prima della pandemia hanno avuto una (inaspettata) frenata, posso ritenermi soddisfatto e felice per la quantità di nuove collaborazione che ho iniziato durante la quarantena. Nei mesi di reclusione sono stati in molti, tra piccole case editrici e privati, che mi hanno contattato per consulenze o libri digitali da sviluppare. Contento, perché ho avuto la possibilità di lavorare e collaborare a progetti di varia natura che – da un punto di vista creativo – mi hanno dato la possibilità di trovare soluzioni interessanti a richieste grafiche o interattive – e che sicuramente riutilizzerò nei progetti futuri.
Ma non tutto è stato perfetto.
Iniziamo dalle case editrici.
Lo ammetto, di case editrici che mi han contattato sono state davvero poche; me ne aspettavo di più. Sull’onda del “dobbiamo vivere il digitale” non mi vergono a dire che ne ho subito approfittato per mandare mail a diversi editori ed editrici con esempi di soluzioni editoriali – digitali – che avrei adottato se avessi avuto l’occasione di iniziare una collaborazione con loro. Risultato, poco niente. Le case editrici che mi hanno risposto, poi, cercavano tutte soluzioni economiche e rapide per digitalizzare il proprio catalogo cartaceo. Parola d’ordine, conversione.
Eccoci tornati allo snodo di tutti gli snodi. Perché investire in formati di libri particolari, grafiche, loghi, copertine, ricerche di font, di colori o qualsiasi altra (importantissima) soluzione che faccia risaltare il proprio prodotto, quando poi per l’eBook penso solo a schiacciare un pulsante e “vada come vada, basta essere su Amazon in digitale”?. Io non sono d’accordo, e infatti io non converto, ma sviluppo (e i risultati si vedono). Continuerò a dirlo scriverlo, un eBook non è la copia digitalizzata di un libro cartaceo, e non si può pensare di avere semplicemente schiacciando un pulsante. Quando creo un eBook (da impaginato esistete, in questo caso), mi rifaccio certo al testo cartaceo, alla sua impostazione grafica, alle font e ai colori, ma ripenso all’oggetto libro in digitale e che dovrà essere fruito in digitale. Si otterrà così un prodotto che si rifà al cartaceo, ma che è pensato per il digitale. E poi ricordiamo che un eBook convertito contiene spesso errori di codice che possono creare moltissimi problemi (primo fra tutti non passare la validazione durante il caricamento sulle piattaforme di distribuzione e quindi non poter vendere il prodotto).
Gli eBook non vanno visti solo da un punto di vista economico o di risparmio; ma come un altro mondo, che comunica col cartaceo, ma che ha regole differenti. Un mondo ricco di potenzialità e di nuove forme di lettura con tutta una serie di sfumature e upgrade che vanno oltre la parola. Il panorama editoriale è ricco di generi che possono col digitale essere ripensati o ampliati. I libri fotografici possono avere al loro interno immagini a 360°, i libri di saggistica video interviste, i resoconti aziendali grafici interattivi, i cataloghi visite virtuali nel museo, i libri di viaggio mappe/percorsi interattivi, i diari voci o suoni, [lascio a voi completare l’elenco]. E questo è solo l’inizio. I libri digitali possono far ripensare alle modalità con cui il lettore può entrare in contatto con l’opera letteraria o con l’autore. Pensiamo in grande.
E qui arriviamo a chi durante la quarantena mi ha fatto passare la noia da reclusione: i privati.
Sì, perché la reclusione ha dato il tempo a molti di rispolverare i propri libri nel cassetto per darli finalmente alla luce della pubblicazione. E ovviamente, il canale prediletto è stato: il digitale. Ho avuto per le mani tanti progetti diversi, da diari di viaggio a fumetti, fino a libri fotografici (… biografici). Ma ciò che ho davvero apprezzato è stata la volontà di scoprire in cosa, attraverso il digitale, la propria opera potesse trasformarsi. Costruire un progetto davvero portato per il digitale, è questo quello che manca all’editoria italiana.
E ora? Che fine hanno fatto quegli impavidi sognatori, scopritori di mondi dimenticati, eroi ed eroine pronti e pronte a entrare nel fantastico mondo degli 0 e degli 1?
Se non avessi finito tutti i progetti, non sarei qui a scrivere su di loro.
Consiglio di leggere Editoria: tutti i numeri del settore secondo Istat la sintesi e l’approfondimento – trovate anche i dati nel dettaglio – sul blog di BookBlister riguardo i dati ISTAT pubblicati subito dopo la quarantena che fotografano la situazione editoriale in un momento delicatissimo per la filiera alle prese con i danni provocati dal Coronavirus.