«Non è che non lo accettiamo, ma ne sconsigliamo l’utilizzo».
Queste le parole dell’operatore di una nota piattaforma di distribuzione italiana di eBook dopo alcune mie perplessità riguardo alle reali possibilità del loro servizio.
Ma andiamo con ordine. Innanzitutto vi avviso, questa sarà un articolo diverso dagli altri. Al contrario della mia “linea editoriale”, se così può essere chiamata, mi sposterò verso la forma dello sproloquio servendomi di questo spazio per sfogarmi un po’ con voi.
Recentemente ho dovuto caricare alcuni eBook in ePub3 che ho realizzato su alcune piattaforme di distribuzione e di vendita online per un editore con cui collaboro. Prima di iniziare i lavori, ho verificato che le piattaforme accettassero il formato, (purtroppo/ovviamente). A parte la nota piattaforma che, come si sa, accetta esclusivamente un proprio formato chiuso, per le altre non esistevano restrizioni. Anzi, consigliavano, in modi diversi e dettagliati, come realizzare l’eBook a seconda del formato che si sarebbe scelto. Regole evidentemente vetuste a parte, completai i miei eBook in formato ePub3, li validai e.. perfetti.
Mancava l’ultimo passaggio, il caricamento. Compilate per ogni piattaforme le infinite schede libro, caricai gli eBook. Tutte le piattaforme li accettarono, tranne una.
Errore | Errore durante la generazione del watermark. Controllare la validità dell’ebook e riprovare |
“Strano”, pensai, “eppure sono stato così attento”. Rileggo le linee guida, nulla. Scarico un vecchio eBook valido della stessa casa editrice e… nulla.
Eccetto che… “Il formato… possibile?!”.
Mando una mail al service cercando aiuto – e una spiegazione. Nella mail di risposta mi viene fornito il numero di telefono a cui rivolgermi. Chiamo subito.
Mi risponde la persona incaricata di assistermi, che chiamerò S., con cui ho una lunga ed educata conversazione.
Molto educatamente mi spiega che, nonostante sul sito venga riportato l’ePub3 come formato valido, per via del suo poco utilizzo da parte degli editore e della sua ormai quasi terminata vita, considerando che uscirà a breve (?) la versione successiva, l’ePub4, la piattaforma non è mai stata attrezzata a validare, in caso in cui venga scelto il social DRM, il formato suddetto.
Bene. O forse no.
Riconoscendo l’ePub3 come standard, ci si dovrebbe armare, in tutta onestà, di un servizio che rispetti lo standard, ma anche nel caso in cui non si voglia, per qualsiasi ragione, rientrare nello standard, almeno segnalarlo!
«Non è che non lo accettiamo, ma ne sconsigliamo l’utilizzo. Non è un formato su cui investiamo, ma questo non possiamo certo scriverlo, è comunque uno standard».
La conversazione procede. Da una parte io, intestardito sul rispettare gli standard e l’onestà delle proprie scelte, dall’altra S., capro espiatorio delle mie battaglie contro i mulini a vento.
La soluzione? Rifare gli eBook in ePub2, che «è più sicuro».
Ammetto di essermela presa. Un po’ perché ho avuto un’altra conferma su quanto ancora lunga sia la strada verso l’accettazione di un formato che, a tutti gli effetti, possiede potenzialità di netto superiori alla sua versione precedente; e un po’ perché mi sono dovuto arrendere ai diktat della piattaforma.
Ostacoli, ostacoli e ancora ostacoli!
Com’è possibile fornire un servizio all’avanguardia, se si è ancora fermi al 1998?